Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall'agenzia Pressenza il 3 dicembre 2018

Molte delle immagini utilizzate in questo collage sono riprese dal documentario "Veneranda Augusta" di Francesco Cannavò (2016)
Salvatore lo trovano così, quel 13 giugno 1992: legato mani e piedi dentro il bagagliaio della sua vecchia Alfa Romeo verde. “Incaprettato”, come direbbero quei mafiosi che nella Sicilia di quel giugno 1992 hanno già ucciso il giudice Giovanni Falcone e si preparano, il 19 luglio, a far saltare in aria un'intera strada – via Mariano D'Amelio, a Palermo – per uccidere il giudice Paolo Borsellino. Ma ad uccidere Salvatore Gurreri non è stata la mafia. Forse. O almeno non è stata quella mafia, quella da autobombe e maxiprocessi. Ad uccidere Salvatore Gurreri, classe 1908, in quella Marina di Melilli di cui nel 1992 è rimasto unico cittadino ci ha pensato quello sviluppo economico che avvelena le terre, contamina l'aria e fa ammalare le persone.