500.000 euro in armamenti, 2,5 milioni per le forze armate. È il costo, orario, della spesa militare italiana. Un business in cui l’Italia ricopre un ruolo fondamentale fin dalla nascita della Repubblica nel 1946 e che dura ancora oggi, portato avanti da governi di qualsiasi colore e ideologia. Un profitto che lega indissolubilmente politica nazionale ed estera, industria e geopolitica, democrazia e dittature, guerre e terrorismo, dando vita ad una geopolitica delle armi dall’evidente interesse economico ma dallo scarso senso etico. Un sistema in cui l’Italia opera attraverso aziende come Finmeccanica e Beretta, veri e propri “ministeri degli Esteri” che portano l’Italia a promuovere torture, sparizioni forzate e violazione dei diritti umani.
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