
Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita fanno parte di un unico, grande, gruppo criminale. È quanto sta emergendo dal processo “’Ndrangheta stragista” che si tiene a Reggio Calabria dal 2017. Un processo che sta riscrivendo la storia delle mafie e dei rapporti interni ad un gigantesco sistema di potere, la “la cosa nuova” o “il Consorzio”, che collega i boss alle istituzioni, agli imprenditori e fino ai servizi segreti e la massoneria. Rapporti fatti di guerre per fare la pace e accordi illeciti, mentre a Milano inizia il processo alla Prima Repubblica e in Sicilia si sviluppa un progetto politico mastodontico: spaccare l’Italia, affidare il Sud ai boss e annettere la Sicilia agli Stati Uniti. Un “separatismo” che la politica inizia a chiamare “federalismo” attraverso teorici come Gianfranco Miglio, mente di quella nuova Lega Nord che, a Roma, sembra legarsi a doppio filo proprio con il progetto delle “Leghe meridionali”.
Ma il “piano di destabilizzazione” per l’Italia di quel 1992-1993, fatto di Falangi Armate e accordi carcerari tra parti legali e criminali del Potere (il “Protocollo Farfalla”), ad un certo punto si blocca, come il detonatore che a Roma si inceppa prima di far esplodere la bomba allo Stadio Olimpico (23 gennaio 1994). La “Seconda Repubblica” cambia così il suo corso, sia per lo Stato che per l’anti-Stato, mentre il “gioco grande del Potere” sceglie i suoi nuovi referenti, istituzionali tanto quanto criminali.
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